In questo articolo andremo a vedere come avviene il ripristino delle strutture in cemento armato degradate, fornendo tutte le nozioni necessarie.

Il ripristino delle strutture in cemento armato degradate riguarda il miglioramento delle capacità meccaniche del materiale da costruzione, intervenendo sul conglomerato cementizio o sull’armatura di rinforzo.

Per quanto riguarda il calcestruzzo, quando si presentano delle lesioni aventi ampiezza superiore ai 3 o 4 millimetri ovvero in corrispondenza di calcestruzzo fortemente degradato, si impiegano dei getti di conglomerato per ripristinare la situazione.

Questa tipologia di soluzione prevede una preliminare scarificazione del calcestruzzo, con la rimozione preliminare di tutte le parti disgregate.

Successivamente, le fasi di esecuzione di questa tipologia di intervento sono:

  • Eliminazione delle restanti parti disgregate, facendo attenzione a non danneggiare le armature preesistenti;
  • Pulizia della superficie mediante aria compressa e successivo lavaggio;
  • Applicazione di nuove armature, qualora necessarie, mediante saldatura a quelle esistenti;
  • Introduzione dei casseri e un loro eventuale contrasto;
  • Spalmatura di adesivo nella superficie che separa il vecchio calcestruzzo e il nuovo getto;
  • Realizzazione del getto di cls e di malta.

Questa tipologia di soluzione deve essere eseguita con spessori del nuovo getto inferiori ai 3 cm, risultando conveniente per la riparazione dei setti in c.a.

Il ripristino dell’armatura metallica consiste nell’andare a migliorare e/o incrementare l’acciaio di armatura di un elemento esistente.

Il rinforzo, che avviene in sede locale, consiste nell’applicazione di nuove barre, le quali devono essere ancorate con quelle esistenti, solidarizzando con l’elemento esistente.

Nel caso in cui sono presenti dei pilastri danneggiati alle estremità, caso tutt’altro che raro, la riparazione coinvolge sia l’armatura longitudinale e sia l’armatura trasversale.

Il getto di complemento, per questa tipologia di operazioni, risulta essere composto da malta o calcestruzzo a stabilità volumetrica.

In alternativa, si possono impiegare malte e calcestruzzo ordinari, a patto che venga assicurata l’aderenza tra il vecchio e il nuovo calcestruzzo.

Questa tipologia di intervento deve essere accuratamente studiata e progettata da un tecnico professionista, il quale deve garantire la qualità del lavoro svolto e il rispetto delle norme tecniche in vigore.

Bibliografia:

Salvatore Lombardo, Valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici esistenti in cemento armato, Dario Flaccovio editore, anno 2012.

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