In questo articolo andremo a parlare dell’armatura a taglio dei pilastri, usando come riferimento le norme tecniche per le costruzioni del 2018.

L’armatura a taglio dei pilastri deve essere determinata utilizzando, come principio base, la gerarchia delle resistenze (capacity design).

In particolare, la progettazione deve privilegiare una rottura duttile, piuttosto che una rottura fragile, ovvero favorire una rottura per flessione semplice piuttosto che a taglio.

Il taglio sollecitante, secondo le norme tecniche per le costruzioni (NTC 2018) paragrafo § 7.4.4.2.1, risulta quindi essere:

armatura a taglio dei pilastri1

Dove:

MRd,sup  è il momento resistente superiore;

MRd,inf  è il momento resistente inferiore;

γrd è il fattore di sovraresistenza;

lp è la lunghezza netta del pilastro.

Ved è il taglio sollecitante.

Per le classi di duttilità alta “A” il γrd è 1,20.

Per le classi di duttilità bassa “B” il γrd è 1,10.

Ovviamente, oltre alla gerarchia delle resistenze, bisogna valutare anche le sollecitazioni di taglio prodotte dalle varie combinazioni di calcolo sia agli stati limite ultimi e sia agli stati limite di esercizio.

Il valore di resistenza al taglio viene fornito dalle NTC 2018 in funzione della resistenza al taglio fornita dal calcestruzzo e il valore di resistenza al taglio fornito dall’armatura trasversale.

Valore fornito dall’ armatura trasversale (formula 4.1.27):

Vrsd =  0,9 ∙ d ∙ (Asw/s) ∙ fyd ∙ (ctgα + ctgβ) ∙ sinα

Valore fornito dal calcestruzzo (formula 4.1.28):

Vrcd = 0,9 ∙ d ∙ bw αc ν∙  fcd ∙ (ctgα + ctgβ)/ [1+(ctgθ)^2]

Dove:

d è l’altezza utile;

bw è la larghezza minima della sezione;

Asw è l’area dell’armatura trasversale;

s è il passo delle staffe;

α è angolo di inclinazione dell’armatura trasversale rispetto all’asse della trave;

ν∙  fcd resistenza di progetto a compressione ridotta del calcestruzzo d’anima ( ν= 0,5);

αc coefficiente maggiorativo pari a 1 per membrature non compresse;

Θ è l’angolo di inclinazione dei puntoni di calcestruzzo;

 

Ovviamente il passo delle staffe risulta essere più fitto nelle zone dissipative, normalmente poste in vicinanza degli appoggi, per poi diradarsi.

La lunghezza della zona dissipativa viene definita dal paragrafo § 7.4.6.1.2 e rappresenta la zona dove avviene la dissipazione di energia.

Vi sono poi limitazioni relative al passo delle staffe, vedere paragrafo § 7.4.6.2.2 delle norme tecniche per le costruzioni (NTC 2018).

Bibliografia:

Aurelio Ghersi e Pietro Lenza, Edifici in cemento armato, nuove normative tecniche eurocodici e classi di rischio sismico, Editore: Dario Flaccovio. Anno: 2018.

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